Il primo novembre fu per me disarmante… (intervento di Luca BAssanese)

“ALLUVIONE UN ANNO DOPO. VICENZA RICORDA CON IMMAGINI, MUSICA E PAROLE”

intervento di Luca BAssanese durante la serata concerto del 1 novembre in Piazza Matteotti a Vicenza

Il primo novembre fu per me disarmate, non sapevo come reagire, l’unica cosa che potei fare quel giorno fu quella di mettermi giacca e maglione e venire qui in piazza al centro emergenza e mi ritrovai così al’improvviso, nella mia città, tra centinaia di persone di tutte le età in fila ad attendere stivali guanti e pala!
Dopo una giornata di fango tornai a casa con le immagini ancora vive nella mente, non riuscii ad addormentarmi e scrissi queste parole…

lettura:
A pochi metri la vita continua, a pochi metri la vita è sospesa. Di qua è notte di là è qualcosa che non conoscevi prima, una voce lontana, una ruspa che passa, un uomo alto vestito di rosso e d’argento ad indicarti la via.

Il fango è qualcosa che non conosci fino a quando non ci infili le mani dentro.
Improvviso, inatteso arriva e così arriva anche il nuovo giorno…
Uomini e donne, d’ogni provenienza, d’ogni età, d’ogni colore.
Tutti in fila: stivali, guanti e pala!
Una moltitudine di mani, occhi…
Ragazze e ragazzi giovanissimi con la dignità dei grandi ed il silenzio dei sapienti.
ESSERI UMANI come alberi della foresta diramati per tutta la città a formare un grande ed unico Essere vivente.
Chi l’avrebbe mai detto di questi tempi!
Nella mia mente un pensiero, forte e potente come una certezza: Questa sarà la stessa forza che toglierà la melma dai nostri cuori!

Così rinasce la vita.

Grazie a tutti i volontari che il mio sguardo ha potuto incontrare nei giorni della alluvione
…stivali, guanti e pala!

Grazie a tutti!

Brano:
“RITORNO A CASA”

Da qui si tocca il cielo
la luce ti accarezza
lo sguardo arriva oltre l’apparenza
respiro e mi accontento
son nuvola e son foglia
son seme che germoglia e non fa male

e ritorno a volare…ritorno a volare

Coltivo il mio pensiero
nell’arco di un tramonto
sento che la morte
è solo un’altra fine
quante volte in vita
ho dovuto morire
per tutti gli errori che ho commesso

Ammetto le mie colpe
santifico il mio pane
non credo abbia un senso con la fede
sono solo qui
a contemplare il vuoto
ad ascoltare la mia stessa voce

e ritorno a volare… ritorno a volare

Da qui si tocca il cielo
la luce ti attraversa
lo sguardo arriva oltre l’apparenza
respiro e mi accontento
son nuvola e son foglia
son seme che germoglia e non fa male

Dedico del tempo all’anima e mi piace
sentire l’aria scorrermi vicino
qui neanche la notte farebbe mai paura
sarebbe solo madre d’ogni giorno

e ritorno a volare… ritorno a volare

Raccolgo le mie cose
domani è un’altro giorno
ritorno a casa
a dire che sto bene

Raccolgo le mie cose
domani è un’altro giorno
ritorno a casa
a dire che sto bene

Recitato:
mercoledì 10 novembre 2010 ore 20.23
NON DITE CHE IL PEGGIO È PASSATO

Subito hai paura.

Ti guardi attorno, pensi ai tuoi figli, alle persone care, prendi il telefono e cerchi di avvisare qualcuno, le linee sono occupate, metti le scarpe, chiami il tuo vicino, cerchi di capire cosa fare. Vesti tuo figlio mentre l’altro si arrangia a mettersi il giubbetto con gli occhi chiusi dal sonno, e intanto l’acqua sale, sale, entra dalla porta e… tu prendi una pila appena in tempo e la luce se ne va. Senti freddo ai piedi, piano apri la porta e intanto l’acqua entra dalle finestre, sale dal bagno, l’acqua è ovunque. Tuo marito sta per tornare ma non puoi aspettare il suo ritorno, con un figlio in braccio e l’altro per mano cerchi riparo, un piano più alto dove “il fiume non potrà farci del male qui!”, intanto tutto attorno è frastuono, acqua che scorre e porta con sé fango, sudore e ricordi, tanti RICORDI.

Sono i vicini a venirti incontro, ad aprire con fatica la loro porta dal peso dell’acqua e farti entrare. Sali le scale… sali le scale… sali le scale… vorresti non finissero mai…

Ed è già mattino.

Non hai nemmeno avuto il tempo di dire grazie a qualcuno che già stai lavorando a togliere il fango dai muri e l’acqua dalla casa. La luce del nuovo giorno rivela il disastro agli occhi del mondo attraverso le telecamere ma tu sei lì e puoi sentire l’odore, la fogna, la devastazione che nell’anima si estende ad ogni colpo di pala.

Passa il primo giorno, passa il secondo giorno, passa il terzo giorno…

Ed è soltanto ora che ti siedi e pensi…
Ed è soltanto ora che il vuoto si fa avanti….

O voi, o voi che passate di qui, avventurieri o spettatori
non dite che il dramma è risolto, che il peggio è passato.
Non dite che tutto è ritornato alla normalità.
Dopo una alluvione si è alla resa dei conti e come dopo una battaglia la vittoria importa soltanto agli imperatori

A noi il peso di ricostruire una vita.

Ora vorrei lasciarvi con alcune parole che sento dentro come il senso profondo del mio viaggiare

Brano:
“C’E’ UN MONDO CHE SI MUOVE!”

C’è un mondo che si muove, che parte dalla gente e non può essere fermato, dopo anni di storia sonnolenta, di lamentele davanti al telecomando, c’è un mondo che si muove.

È un mondo che non ha età, non ha colore, non ha poteri da difendere se non la propria dignità.

C’è un mondo che si muove, figli nuovi e passati, per abbattere il muro degli ex idealisti accomodati in morbide poltrone con l’obbiettivo vacanze, morte psicologica e corporale di un’umanità che ora grida e fugge.

C’è un mondo che si muove, nei sorrisi mano nella mano di uomini, donne e bambini nei cortei improvvisati per l’urgenza di sapere, di conoscere la realtà toccandola con mano.

C’è un mondo che si muove nelle parole di un giornalista che sente come obbligo inderogabile il dovere di verità sancito nelle norme della carta dei doveri.

C’è un mondo che si muove nelle mani di un chirurgo che ha scelto il senso stesso del suo dovere. Art. 3 del codice deontologico: “Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell’Uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza distinzioni di età, di sesso, di etnia, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia, in tempo di pace e in tempo di guerra…”

C’è un mondo che si muove nel sorriso di un prete che ha scelto il vangelo, cosa strana di questi tempi, con tutte le critiche del caso da parte di un padrone spesso troppo ingombrante, quando sceglie il potere figlio d’altre scritture.

C’è un mondo che si muove nel senso di giustizia, nel sacrificio di un magistrato, nel sacrificio di un sindaco.

C’è un mondo che si muove in tutti coloro che proteggono il mondo dai profitti di un’industria che non si ferma nemmeno di fronte ai disastri ecologici e all’estinzione delle specie viventi.

C’è un mondo che si muove in ogni uomo e in ogni donna che si indigna di fronte alla mercificazione dell’essere umano.

C’è un mondo che si muove per ridare vita alla parola pace, denunciando ogni pensiero di guerra che si radica nella nostra esistenza e nel nostro territorio.

C’è un mondo che si muove per proteggere l’acqua, L’ACQUA fonte di vita!

C’è un mondo che si muove nelle parole dei poeti, degli scrittori, dei cantanti, degli artisti che comunque sia vanno avanti “perchè se la gente sa e la gente lo sa che sai suonare, suonare ti tocca per tutta la vita e ti piace lasciarti ascoltare” (F.De Andrè).

C’è un mondo che si muove per dire Stop al consumo di territorio!
Per dire Stop alla cementificazione!

C’è un mondo che si muove e questo mondo è un mondo in cammino,
già in tanti sono in marcia e il loro viaggio è verso il sole!

Grazie a tutti, grazie di cuore…